Sunday, March 16, 2008

No country for men



Il nuovo film dei fratelli Coen No country for Old Men, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, riprende e sviluppa tutta quell'arte (letteraria o cinematografica) che fotografa la frontiera tra Stati Uniti e Messico. Un luogo difficile, fatto di violenza estrema, dove regna un'unico legame: droga e soldi (come dice uno sceriffo ad un certo punto), che svuota le vite dell'umanità necessaria ad affrontare lo sguardo degli altri.
Il film colpisce come un pugno allo stomaco, e stimola immediatamente a riflettere sui vari aspetti della "fotografia" dell'America che i registi di Fargo ci hanno già invitato più volte a fare.
L'History of Violence americana martella ormai nei film d'oltre oceano come se fosse uno degli elementi degni di essere rappresentato, non l'unico, ma il più importante, forse.
L'America sta tornando ad essere il Far West? Ha mai smesso di esserlo? Forse è questo che gli americani si chiedono ? Ma soprattutto perchè?
I Fratelli Coen mettono in scena la steresis (privazione) dell'umanità, presente solo in Tommy Lee Jones, che è l'unico a provare sentimenti, paure, attenzioni, riflessioni per e verso gli altri. Lui è l'unico non egoista in un mondo di "pericolose" monadi in battaglia che continuano la loro "normalità" sparando ad ogni essere vivente che si muove, compresi i cani.
Il deserto è un posto difficile in cui vivere, specie se non si incontra mai nessuno nè fisicamente nè nei pensieri. E' un posto impossibile in cui vivere se l'unica necessità è fare più soldi, legalmente o meno, per raggiungere un benessere che condurrà solo ad una vuota capacità d'acquisto di cose inutili, inessenziali per un "vero" benessere, che ancora nessuno di noi dimostra di aver capito