Joker (un bravissimo Heath Ledger) è il caos che deve scalzare l'ordine per affermare la sua "filosofia" oscura, non è l'avidità, la voglia di potere o fama, è il caos che utilizza la malvagità per imporsi, sfruttando i malvagi nel suo "caotico" e "preciso" progetto (quindi puro caos non è).
Benchè il film, che dipinge una Gotham City-New York violentissima (è così che deve essere altrimenti a che serve Batman), sia ricco di effetti speciali e colpi di scena, è la psicologia complessa dei personaggi a colpire, logorati dal loro compito e dalle loro responsabilità, ma allo stesso consapevoli dei loro progetti e della loro "missione". Ciò vale anche per Harvey Dent, la cui forte tempra da eroe cristallino senza maschera si sbriciola di fronte alla tragedia della perdita della sua amata, trascinandolo negli abissi della sua mente, dove trova l'ironia e l'astuzia di Joker che lo attira verso il male/caos.
Dal film escono tutti sconfitti, pronti a ricostruire o quantomeno a cambiare verso qualcosa di nuovo, che non ci è dato sapere se migliore o peggiore. E' la pellicola per eccellenza della dualità, che è presente in ognuno di noi, e che tendiamo, per istinto di sopravvivenza, a reprimere o ad esporre a seconda del "qui" ed "ora" in cui viviamo.