Dopo aver schiarito aspetti della provincia italiana ne L'imbalsamatore e in Primo Amore, Matteo Garrone porta alla luce il "problema" italiano per eccellenza, che già il coraggioso Saviano aveva crudentemente rappresentato nel suo best seller. Gomorra è l'Italia, non solo la provincia di Napoli e Caserta, non solo Scampia. Perchè il problema dello smaltimento dei rifiuti, dei vestiti d'alta moda griffati, della droga non sono isolabili alla Campania, ma sono un sistema di business a cui concorrono non solo i clan campani ma anche industriali, imprenditori, ecc. che da Scampia distano migliaia di chilometri.
Il film di Garrone, asciutto, netto, crudo, ci dice semplicemente tutto questo e altro ancora, dipingendo il mondo di Gomorra come un'isola maledetta lontana dalla nostra realtà, ma in verità così vicina da toccarla con le mani. Un plauso a Garrone per esser riuscito a portare sullo schermo un testo difficile, con il merito di aver mantenuto il messaggio fondamentale del libro.
Il mondo di Gomorra è un mondo che non si sceglie, che ci viene imposto e spesso nascosto, è la terra disperata in cui la gente considera normale quello che normale non dovrebbe essere. Gomorra è la terra in cui non si può essere bambini per troppo tempo, perchè presto arriva una pistola da tenere in mano, o una dose da spacciare o consumare. E' il paese della paura e del degrado, della falsità e dell'egoismo. A Gomorra non esiste solidarietà, amore, uguaglianza, chi è più forte e sta alle regole uccide e guadagna, chi è più debole e fuori dal coro finisce morto sollevato da una ruspa che ti porta all'inferno, nè migliore nè peggiore di Gomorra.
Così va il mondo, così abbiamo voluto che andasse.