Sunday, May 25, 2008

L'inferno sotto casa. La Gomorra italiana


Dopo aver schiarito aspetti della provincia italiana ne L'imbalsamatore e in Primo Amore, Matteo Garrone porta alla luce il "problema" italiano per eccellenza, che già il coraggioso Saviano aveva crudentemente rappresentato nel suo best seller. Gomorra è l'Italia, non solo la provincia di Napoli e Caserta, non solo Scampia. Perchè il problema dello smaltimento dei rifiuti, dei vestiti d'alta moda griffati, della droga non sono isolabili alla Campania, ma sono un sistema di business a cui concorrono non solo i clan campani ma anche industriali, imprenditori, ecc. che da Scampia distano migliaia di chilometri.

Il film di Garrone, asciutto, netto, crudo, ci dice semplicemente tutto questo e altro ancora, dipingendo il mondo di Gomorra come un'isola maledetta lontana dalla nostra realtà, ma in verità così vicina da toccarla con le mani. Un plauso a Garrone per esser riuscito a portare sullo schermo un testo difficile, con il merito di aver mantenuto il messaggio fondamentale del libro.

Il mondo di Gomorra è un mondo che non si sceglie, che ci viene imposto e spesso nascosto, è la terra disperata in cui la gente considera normale quello che normale non dovrebbe essere. Gomorra è la terra in cui non si può essere bambini per troppo tempo, perchè presto arriva una pistola da tenere in mano, o una dose da spacciare o consumare. E' il paese della paura e del degrado, della falsità e dell'egoismo. A Gomorra non esiste solidarietà, amore, uguaglianza, chi è più forte e sta alle regole uccide e guadagna, chi è più debole e fuori dal coro finisce morto sollevato da una ruspa che ti porta all'inferno, nè migliore nè peggiore di Gomorra.
Così va il mondo, così abbiamo voluto che andasse.

Sunday, May 04, 2008

Il treno indiano


L'ultimo film di Wes Anderson Il treno per il Darjeeling si basa su una sceneggiatura semplice, anche se non sempre lineare, ma costruita intorno ad un messaggio che si coglie immediatamente, poggiandosi su dialoghi stile Tennenbaum (altro film di Anderson), quindi con una forte componente demenziale. Il pregio di questo film è quello di raccontare una storia di tre fratelli che semplicemente cercano di ritrovare il bandolo della matassa della loro vita, condizionata dalla presenza scomoda dei genitori, che influiscono sulle loro scelte esistenziali più di quanto dovrebbero.
Il tutto è accompagnato dalle immagini stupende dell'India che meno conosciamo, gestite da un'abile regia e da una fotografia stupenda. Un on the road demenziale ma a tratti profondo e intimista, che cerca di coniugare la riflessione al sorriso. Un viaggio in un'India colorata e pittoresca, autentica, a volte tragica, ma sempre vera e genuina e piena di un'umanità davvero incredibile, che spesso si scontra con l'umanità "persa" dei tre fratelli, che sembrano ritrovarla solo nel contatto con gli abitanti di un piccolo villaggio indiano, che piangono la morte di un loro piccolo componente.
Anderson si confronta ancora una volta con una famiglia problematica e confusa, piena di una noia aristocratica e da uno spleen salingeriano curato con gocce e pozioni indiane, shopping tra spezie e serpenti velenosi, e fugaci rapporti sessuali consumati frettolosamente nella toilette di un treno.
Chiude il tutto una scena finale efficace e bellissima che merita il prezzo del biglietto. Buona visione.