Sunday, May 04, 2008

Il treno indiano


L'ultimo film di Wes Anderson Il treno per il Darjeeling si basa su una sceneggiatura semplice, anche se non sempre lineare, ma costruita intorno ad un messaggio che si coglie immediatamente, poggiandosi su dialoghi stile Tennenbaum (altro film di Anderson), quindi con una forte componente demenziale. Il pregio di questo film è quello di raccontare una storia di tre fratelli che semplicemente cercano di ritrovare il bandolo della matassa della loro vita, condizionata dalla presenza scomoda dei genitori, che influiscono sulle loro scelte esistenziali più di quanto dovrebbero.
Il tutto è accompagnato dalle immagini stupende dell'India che meno conosciamo, gestite da un'abile regia e da una fotografia stupenda. Un on the road demenziale ma a tratti profondo e intimista, che cerca di coniugare la riflessione al sorriso. Un viaggio in un'India colorata e pittoresca, autentica, a volte tragica, ma sempre vera e genuina e piena di un'umanità davvero incredibile, che spesso si scontra con l'umanità "persa" dei tre fratelli, che sembrano ritrovarla solo nel contatto con gli abitanti di un piccolo villaggio indiano, che piangono la morte di un loro piccolo componente.
Anderson si confronta ancora una volta con una famiglia problematica e confusa, piena di una noia aristocratica e da uno spleen salingeriano curato con gocce e pozioni indiane, shopping tra spezie e serpenti velenosi, e fugaci rapporti sessuali consumati frettolosamente nella toilette di un treno.
Chiude il tutto una scena finale efficace e bellissima che merita il prezzo del biglietto. Buona visione.

2 comments:

Francesco said...

Fabri',
il film l'ho visto ieri sera e m'e' piaciuto.
L'unica cosa, stamattina rileggendo quanto da te scritto, non userei mai la parola demenziale per descrivere il sarcasmo e la sottile (a volte manco tanto) ironia usata dai tre fratelli durante loro viaggio.Che ne pensi?
A parte questo, la fotografia come dici tu e' davvero eccezionale, e l'india che si scopre e' del tutto genuina, come i suoi paesaggi semi- incontaminati.
I protagonisti ritrovano la propria sensibilita',
tolleranza, fiducia e amore,
persa nella vita quotidiana della citta': emblematica quanto efficace a proposito la scena in cui
i nostri lasciano cadere le valigie prima di risalire sul treno.
Bello, Anderson non lo capisco del tutto, le sue trame sembrano nascondere troppo, ma il taglio che da ai propri lavori e' comunque sempre originale.

Francesco Bibbo

Fabrizio "Il mercante" said...

Francè, hai ragione "demenziale" è una categoria che per Anderson non calza bene, forse saracasmo e sottile ironia sono più calzanti, come dici tu. Quando scrissi la recensione pensavo troppo a I tennenbaum, anche se pure lì "demenziale" va stretto.
Un appunto: non so se i protagonisti ritrovano qualcosa, sicuramente non tutto quello che tu dici, anche perchè un pò persi rimangono sempre.
Ciao