Friday, March 31, 2006

A History of Violence. Una risposta a Pando



Il film di Cronenberg di qualche mese fa ha suscitato l'attenzione di un mio caro amico, che a distanza di mesi ha scritto un piccolo saggio intitolato Mystic Violence. Rivedendo "A History of Violence" di David Cronenberg . Sono quasi totalmente d'accordo con le sue impressioni. Il film lascia il bicchiere mezzo vuoto e mezzo vuoto, anche per chi ama il cinema di Cronenberg. Sicuramente note a sfavore sono la sceneggiatura un pò povera e la pessima colonna sonora, ma su alcuni punti vorrei inserire alcune considerazioni importanti sul tema trattato nel film. Non credo che la metafora della bella società americana, rappresentata della famiglia perfetta, distrutta dalla "rammemorazione" della violenza sia banale. C'è da dire che Mystic River aveva sicuramente colto più nel segno nel rappresentare come la violenza, a fondamento della società, sia continuamente mascherata e nascosta, sebbene ogni volta mostri il suo lato più oscuro in eventi ineludibilmente dirompenti. Più che parlare di banalità, la mia reazione alla visione del film è stata più che altro "ma questo lo sapevo, che mi dici in più.....?"

Ed allora il nesso violenza-ordine-sesso rappresentato nel quasi-strupro di Viggo Mortensen diviene scontato, decisamente più evocativa è la scena di Mystic River dove Lady Macbeth (al secolo moglie di Sean Penn) giustifica la violenza del marito, che restituisce l'ordine sociale e familiare, oltre che a donarsi sessualmente al Re assassino, ma difensore della famiglia e dei valori della vendetta biblica (occhio per occhio, dente per dente).

L'unico elemento che sicuramente è ben costruito nel film di Cronenberg è la trasformazione fisica, caratteriale e morale di Viggo Mortensen, cioè l'opposizione interna al suo io tra assassino-delinquente e padre di famiglia-buon cittadino. Devo dire che visivamente e filmicamente, anche grazie all'interpretazione dell'attore, i vari lati della personalità del personaggio nel loro succedersi repentinamente colpiscono lo spettatore in modo netto.

3 comments:

Fabrizio "Il mercante" said...

Caro Michele,
ti ringrazio delle osservazioni acute e precise che mi fai. Da un espertone del cinema come te non si poteva attendere oltre un tuo intervento. Le nostre impressioni sul film di Cronenberg sono decisamente divergenti, ma andiamo con ordine.
1) Il rapporto tra identità e storia che Cronenberg cerca di mettere in scena è sicuramente un lato interessante del film, anche se, ribadisco, da un onirico come Cronenberg, mi sarei aspettato più attenzione dalla sceneggiatura e dalla costruzione di questa opposizione, che lo spettatore se la trova di fronte senza mediazioni visive.
2) A me non irrita per niente la figura della bella famiglia, non la ritengo banale (come dicevo nel mio pezzo), anzi sicuramente ben costruita, anche se la cosa che mi ha lasciato sconcertato è proprio, dal punto di vista della sceneggiatura, un aspetto che tu metti in evidenza: cioè la ricostruzione identitaria di Viggo.
Ribadisco da Cronenberg mi sarei aspettato di più e meglio, ha adornianamente mostrato un'opposizione irrisolta, che però è lasciata alla sua messa in scena solo dalle espressioni di Mortensen. Forse un pò poco!!! Dov'è il Cronenberg di Crash o Spider?
3) Sul finale non mi dici nulla?
4) Comunque sulla forza dirompente della violenza, sottesa e fondamento della società Mystic River mi era sembrato più incisivo. Che dici?

Fabrizio "Il mercante" said...

Grazie Mike. Rispondo alle tue osservazioni. Prima di tutto sono d'accordissimo che il film segna una svolta nel modo di raccontare di Cronenberg (anche se filmicamente preferivo il passato), ma sicuramente la presa scenica perde un pò.
E' ovvio che la multiple reality di Spider non fosse possibile qui, però ... qualche viaggietto onirico in cui si segna il contrasto delle due identità non sarebbe stato male.
Sai tutti i tratti che dici del film, in questa e nell'altra risposta, ci sono in Cronenberg, ma francamente ti dico che li ha messi in scena MALE!!!!
La violenza non la intendo come messa a freno da un tappo, ma come un elemento che è sotteso e a fondamento della società, in modo obliquo e oscuro, e irrimediabilmente irrisolto con la serenità a lei contrapposta.
A dire la verità secondo me il finale conferma proprio questo: l'irrimediabile "presenza" della violenza nell'animo umano, che va controllata e misurata e non "redenta", anche se, scusa la ripetizione, mi sembra anche in questo caso resa filmicamente "male".

Toasterfrakker said...

Cari Michele e Fabrizio,
intanto grazie per i bei commenti e visto che le mie piccole osservazioni su “A history of a Violence” hanno in qualche modo dato il là al vostra interessantissima discussione vorrei aggiungere, se permettete, anche io qualche riflessione. Innanzitutto sono più o meno d’accordo con Fabrizio e ciò vuol dire ovviamente che sono le osservazioni del Mike non mi riescono a convincere del tutto. Premesso che il film a me e piaciuto, per esempio mi è piaciuto il rigore geometrico della regia di Cronenberg, la precisione delle riprese che inquadrano i fatti, anche quelli “scabrosi”, senza masturbazioni northiane tipicamente francesi ( e gli dicessero ogni tanto di tenere ferma quella maledetta macchina da presa a ‘sti francesi videoclippari!!!!). Un colpo di pistola in fronte è visto per quello che è, cioè un colpo di pistola in testa. Niente di più, niente di meno. Non come oggigiorno che per inquadrare un colpo di pistola in fronte si piazza la macchina da presa all’interno della canna, si segue il proiettile che entra dentro il cervello lo si vede passare per l’amigdala, e esce da dietro con un giro di macchina da capogiro…che noia! Di questi manierismi da mal di testa per fortuna il film di Cronemberg ne fa a meno. Complimenti. Detto ciò sinceramente rimango dell’idea che ho già espresso: idee tante, realizzazione poca. Cioè se i riferimenti di Mike sono sì suggestivi, anche se credo un po’ strappati via, le immagini che vediamo viste e riviste non li supportano. Siccome trattasi di film quello che a me interessa (ma è una mia opinione ovviamente) sono le immagini non le idee che queste dovrebbero contenere, allora il film secondo me non funziona. Ripeto, la struttura è veramente rozza e prevedibile. Non per criticare, ma la figura di Viggo è proprio costruita male e irrealistica. Ripeto di nuovo dopo vent’anni che ha cambiato vita, l’avrebbero preso a calci in culo in tre secondi esatti, invece sembra di assistere di nuovo ad Aragorn…bah?
Sull’inizio del film il problema è che mi sembra veramente difficile non vedere la struttura rozzamente dialettica: bella famiglia (immaginaria), negazione della bella famiglia (violenza), famiglia reale nel finale. Ma non si tratta di freudese (che mi suona come un insulto visto che lo detesto cordialmente) si tratta semplicemente di cattiva regia. E non si tratta neanche di pensare che C. non sia intelligente, si tratta dire che in questo film (almeno secondo me) ha fatto delle scelte registiche sbagliate (oppure un autore intelligente non può sbagliare?). Un’altra scena dialettica banale è quella dove, all’inizio, vediamo Maria Bello che da provocante scolaretta “accontenta” il marito seduto sul letto, nel secondo tempo si ripete banalmente la scena con Viggo seduto a letto e Maria Bello che entra nella stanza sempre provocatoriamente nuda questa volta però sdegna il marito e se va in un'altra stanza. A me sembra una scelta abbastanza rozza, che non dice che Cronenberg non è intelligente, ma che in questo film è stato visivamente poco intelligente (cioè banale). E poi perdonami Mike ma “una differenza importante tra due mostri, uno che uccide con la stessa naturalezza con cui prende dell'acqua e un altro che ha ucciso con la medesima naturalezza ma l'ha poi sconfitta con un duro e lungo lavoro di ricostruzione identitaria, lavoro che l'ha reso capace di costruire e di amare” io dalle immagini proprio non la riesco a vedere. Scusa ma, a parte che dell’amore mi sembra emerga ben poco dalle immagini, il film mi sembra dire esplicitamente proprio il contrario: la violenza non può essere cancellata, può essere accettata e, magari, messa tra parentesi. Ma anche tutto il discorso della costruzione della famiglia non mi sembra emerga dal film, e viene lasciata in secondo piano (come dici anche tu nel secondo commento). Insomma cosa vediamo di questa costruzione? Non mi sembra di esagerare nel dire: niente. Il film entra subito in medias res, e quello che vediamo è la dissoluzione, improvvisa e catastrofica, della “bella famigliola” e una fragile tregua finale. Della costruzione della perfect family (come è avvenuta, come si struttura, come si è dato questo cambiamento ecc.) nulla di nulla. Mike così facendo mi sembra descrivere un film che però non abbiamo in pellicola, o almeno ne abbiamo solo il secondo tempo. Questo è quello che vedo io dalle immagini: se è vero quello che dice Mike, allora manca la prima parte del film. La scena in cui il figlio rimprovera Viggo che gli diceva che nella loro famiglia non si usa la violenza mi sembra abbastanza chiara. Inoltre non so se è possibile vedere nel film quello che in maniera interessante argomenta Mike alla fine del primo commento (“Viggo cerca di impartire lo stesso insegnamento al figlio dopo la scoperta della dote che il padre gli ha passato. La famiglia di Viggo è pertanto il cuore del film, il cuore della sua nuova identità, il frutto di quello che lui ha liberamente, a scapito di una natura mostruosa sempre presente, scelto di essere”), quello che è certo è che tali conclusioni mi sembrano difficilmente associabili alle scene che scorrono nel film. Sull’altro commento, perdonami Mike ma la seguente affermazione mi sembra totalmente inattendibile: “Starei attento a parlare di esplosione della violenza, che presupporrebbe un tappo che l'ha tenuta a freno. non di questo si parla, non è questo quel che si vede”. Ma come non si parla e non si vede? A me sembra che si vede solo questo! Se no come giustificare il lento disfacimento della famiglia americana perfetta se non perchè c’è stata una catastrofe (nel senso sia usuale che etimologico), e poi la bruttissima scena del figlio che da cojone si trasforma improvvisamente in Andy McNab/Santino Sonny Corleone? Come lo si giustifica questo cambiamento repentino e improvviso? L’unico modo, quello più semplice, evidente e (perdonami se azzardo un po’) incontestabile, è che un tappo che la teneva a freno (le menzogne del padre) non c’è più. D’altronde se c’è un rovesciamento così drastico nell’atmosfera di una famiglia e di una cittadina come si fa a dire che non ‘cè stato un tappo che non è saltato. Veramente, credimi, non mi è dato comprendere quale altra lettura può essere data rispetto a quello che vediamo. Se poi Cronenberg voleva fare altro non è che mi interessa molto, perché se è così doveva dirigere meglio il film, perché questo mi sembra si vede: un improvviso e inaspettato tappo salta e succede il diluvio.
Inoltre “Viggo viene sobriamente riaccolto, attraverso il dono di un posto e di un pasto a tavola. alla moglie e ai figli il duro compito di integrare nella storia condivisa della famiglia i nuovi elementi dirompenti e destabillizzanti prodotti dalla rivelazione del passato di Viggo”. Scusa se cito il marchese: «ma ‘ste cose te le sei inventate tu adesso?». Io ho visto tre volte il film e tutte e tre le volte mi è sembrato concludersi con più dubbi che risposte su quello potrebbe succedere in seguito.
In conclusione, il dissenso con Mike sta proprio nella sua conclusione: «gran film un nuovo C., meno cerebrale e più scrittore». Secondo me il problema è che il film è troppo scritto e poco visualizzato. A me è sempre piaciuto lo stile poco narrativo di Cronenberg. Improvvisarsi scrittore manifesta sì una grande capacità di riuscire a fare un ottimo film di genere, ma anche una povertà di idee che il Cronenberg regista, nel bene o nel male, non mi sembra abbia mai denotato.