Sunday, April 23, 2006

Siamo l'Italia di Berlusconi. Note su Il Caimano di Moretti



Nell’ultima fatica di Moretti Il Caimano, uscito a ridosso delle più controverse elezioni della Repubblica Italiana, lo spettatore si aspetta il solito pamphlet morettiano, fatto di esibizione della vita personale dell’attore e considerazioni politiche ironicamente dispiegate su un canovaccio da commedia di alto livello. Per quanto riguarda il primo elemento lo si trova assolutamente presente nel film, Moretti, difatti, da poco separatosi dalla compagna, costruisce la storia di un regista-produttore (?) sull’orlo del fallimento, che si sta separando dalla moglie - del resto, solo per citare gli ultimi esempi, Aprile era la rappresentazione della gioia della vittoria di Prodi e della nascita del figlio Pietro e La stanza del figlio metteve in scena le paure del neopadre Nanni. Forse, bisogna dire, che Moretti dovrebbe smetterla di raccontarci la “sua vita” e raccontarci “le vite” della gente, ma questa è una mia personalissima opinione. Ma per quanto riguarda l’aspetto politico il film colpisce il segno, stupendo le aspettative di chi pensava di trovare il solito attacco al padre-padrone della politica italiana degli ultimi 15 anni, cioè Silvio Berlusconi.
Un produttore, al secolo Silvio Orlando, si trova tra le mani un’interessante sceneggiatura di un film intitolato Il Caimano ispirato alla vita di Berlusconi, scritta da un giovane regista, Jasmine Trinca. Decide, non per spirito civico o per attaccamento ad un’ideologia democratica, ma solo perché mollato dal suo unico regista con un progetto su Colombo in preparazione (Giuliano Montaldo), di cercare di realizzare il film. Ed è qui che l’intelligenza di Moretti si mostra in tutta la sua acutezza. Silvio Orlando rappresenta l’italiano medio che si è abituato all’idea di Berlusconi, indifferente alla sua figura anomala e controversa, che lo ha votato e si getta a testa bassa in un progetto solo per cercare di salvare la nave e, magari, il suo matrimonio. Viene messa in scena quindi come l’"Italietta", così la chiama il produttore polacco che finanzia il film, che ha metabolizzato completamente la figura di Berlusconi e che lascia passare superficialmente dai propri pensieri l’anomalia di un politico che ha scalato la piramide del potere, infischiandosene delle regole e della democrazia. Berlusconi è quello che ci ha fatto vedere le ballerine semi-nude, che ci ha fatto incollare ai televisori, che ha cambiato il nostro modo di vivere e pensare, e come poter attaccare un “padre” tanto premuroso, come pensare di fermarlo nella sua ascesa al potere istituzionale, come poter credere che egli non “possa” e non “debba” andare oltre?
E non possiamo non pensare che siamo assolutamente come ci descrive il produttore polacco: un popolo sempre sul fondo del baratro, che però continua a scavare senza sosta.
Ma chi può interpretare il Caimano? Naturalmente Michele Placido, il cui personaggio è il prototipo dell’attore fintamente impegnato, che richiama continuamente la grande figura di Gian Maria Volonté , mostrando al contrario la sua assoluta estraneità ad un tipo di artista così civilmente impegnato. Il personaggio di Michele Placido è l’attore “professionista”, con le sue manie e le sue fobie, ma civilmente indifferente all’impresa di mettere in scena la politica italiana degli ultimi anni.
Ma quando si pensa che tutto si stia direzionando verso una serena conclusione, Michele Placido, prima dell’inizio delle riprese, con tutte le scene e i costumi pronti, si ritira dal ruolo del protagonista, perché corteggiato da altri progetti e forse impaurito di fare una cosa più grande di lui. Allora che fa Silvio Orlando, visto che il produttore senza un attore di spicco non “caccia” una lira e quindi abbandona il progetto? Racimola tutto quello che ha (vendendo metà della sua ex casa alla ex moglie Margherita Buy) e gira solo l’ultima scena del Caimano con Nanni Moretti (che aveva rifiutato precedentemente di essere il protagonista) ad interpretare la parte principale.
Chi scrive non è un morettiano, anzi al contrario, ma sebbene il film sia per la maggior parte del tempo da considerarsi “discreto”, pieno di idee “sociologiche” interessanti, ma con un ritmo mediocre e scontato, anche se gli attori siano ognuno bravo e adatto al suo ruolo, bisogna ammettere che gli ultimi dieci minuti sono bellissimi, visivamente (e questo per i film di Moretti è quasi un miracolo) e dal punto di vista dei tempi filmici e della scrittura.
Torniamo alla storia, Orlando decide di girare l’ultima scena de Il Caimano, la sentenza del tribunale sui suoi vari crimini. La scena si sposta continuamente dall’aula di tribunale alla macchina in cui sta viaggiando nella città notturna il caimano. In tribunale si mette in scena lo scontro tra magistrati e caimano, condannato per i suoi misfatti, con scontri verbali tra lui e il pm, segni di un'opposizione irrisolta di una paese intero. Nella macchina invece egli riflette a voce alta sull’Italia, su se stesso, sulla sinistra, cogliendo, bisogna dirlo, in battute colme di significato e mai sopra le righe, il senso della nostra storia degli ultimi 50 anni.
Quando il caimano viene condannato ed esce dall’aula, osannato dalla gente - perché, come ho detto, è il padre che ha allevato una nazione per 20 anni al populismo e alla facile superficialità -, e seguito dai giudici che hanno proclamato la sua colpevolezza, insultati dalla gente, il film raggiunge il suo apice mostrando cosa siamo diventati: un popolo che crede ai venditori di fumo, e dimentica cosa significhi democrazia e coscienza civile.
In conclusione il film, benché abbia notevoli difetti, riesce a rappresentare bene l’Italia di Berlusconi, e non l’Italia contro di lui, mettendo in evidenza come egli sia divenuto un elemento necessario della nostra vita e delle nostre abitudini, talmente presente da non essere più considerato scomodo e incompatibile con la politica, come lo definiscono in tutto il mondo. In qualche modo il film proclama la vittoria mediatica di Berlusconi su un popolo che ha seguito e si è conformato al suo modo di pensare la televisione, l’editoria, la politica, e che per questo sarà indifferente al film di Moretti.


10 comments:

Fabrizio "Il mercante" said...

Io sono andato a vedere il film prevenutissimo, ma devo dire che, benché il film sia definibile come "discreto", ha dei lati positivi e interessanti. Il fatto che l'idea dell'Italia come un paese berlusconizzato sia da trattarello sociologico, non mi trova d'accordo. Non è scontato, visto quello che è successo alle elezioni, e poi, ad esempio la scena che evoco con la foto che ho scelto, è paradigmatica. Filmicamente è assolutamente evocativa. In questo, e forse solo in questo, Moretti sembra aver colpito il segno. Pensa all'uscita dei magistrati dall'aula o alle scene a rallentatorie di lui che saltella ridente nei prati calcistici. Insomma quello è il lato onirico che Berlusconi ha trasmesso a tutti noi: il farsi da solo, la televisione aperta all'immaginario sessuale della gente, la facile scalabilità del potere da parte di chiunque, l'attacco populista al comunismo (e quindi alla sinistra) che ha evocato la paura stalinista nell'italiano medio. Non sono cose da sottovalutare e poi chi le aveva dette con un film?

Carlo Scognamiglio said...

Io dico che la parte narrativa del film era profondamente reazionaria nel senso di familista (critico con la separazione, sarcastico sulle lesbiche e la fecondazione ....) va beh, comunque per rispondere all'amica Alessandra (che saluto con piacere), io credo che l'analisi sociologica morettiana sia un pò superficiale: parliamo di un paese mediatizzato o cerchiamo di capire il blocco sociale che sta dietro la forza del centrodestra italiano? Moretti non ci riesce, perchè privo del tutto delle categorie analitiche necessarie.
Spero compaia il mio blog, altrimenti lo scrivo io: http://carloscogna.blogspot.com

Carlo Scognamiglio

Fabrizio "Il mercante" said...

Per rispondere a Carlo io direi che sicuramente la parte narrativa (e l'ho scritto nella recensione) è deludente, Moretti che racconta le sue fobie, che sinceramente interessano ormai poco, ed è sicuramente reazionaria, anche se bisogna dire che il personaggio di Silvio Orlando è costruito apposta come "reazionario" e qualunquista, quindi.... Per quanto riguarda l'immagine "sociologica" che Moretti restituisce dell'Italia io credo, benchè la sua analisi non sia del tutto esaustiva, colga il segno in alcuni punti fondamentali: la nostra è una società mediatizzata e per questo altamente condizionata e condizionabile.
Per rispondere ad Alessandra io direi che in alcune scene idea e trasposizione si sposano abbastanza bene, in altre meno. Spesso alcune scene valgono un film intero... forse non nel caso di Moretti, ma in generale si...

Carlo Scognamiglio said...

Non condivido: primo, il protagonista non mi pare sia oggetto di ironia. Si chiama "Bonomo", ed è il modello della persona per bene secondo Moretti e secondo l'ottica girotondina: è un intellettuale, incompreso, con buoni sentimenti e alla fine anche con un pizzico di coraggio: proprio per questo è un personaggio reazionario, proprio come Moretti.
Sull'analisi sociologica invece non ci siamo proprio. Berlusconi non si regge sulle televisioni, prova ne è il fatto che sia nel 1996 che nel 2006 perde le elezioni pur con una campagna mediatica martellante. Inoltre non ha guadagnato voti.
Il problema è più profondo, e sta nelle strutture sociali della società italiana. Quali sono i blocchi sociali del berlusconismo?
Proviamo a dirne alcuni: piccola borghesia, in ispecie quella del nordest che gli viene l'orticaria a sentir parlare di tasse; secondo il sottoproletariato, che spera di arrivare, mediante forme di piccola illegalità, a forme varie di ricchezza. Proprietari di case che fittano in nero, clientele varie, malavita organizzata, Chiesa cattolica (che non paga più l'ICI e infila tutti i suoi insegnanti di religione nelle scuole, tanto per dire qualcosa). Ma poi ci sono i militari e le forze dell'ordine... guardate i risultati di Forza Italia in Iraq!

Insomma, ora vado in breve, ma in tutto questo i rinco... che votano il Berl. solo per la televisione non credo superino il 5%.

Ritenere che la società italiana sia semplicemente mediatizzata mi pare un pregiudizio intellettualistico, poco agganciato alla realtà economico sociale. Capisco Moretti, ma un filosofo come te...Salutoni
Carlo Scognamiglio

Carlo Scognamiglio said...

Fabrizio, mi sono accorto del link... troppo buono. Ricambierò naturalmente, appena miglioro le mie capacità di blogger,

Carlo

Fabrizio "Il mercante" said...

Allora prima di tutto condivido pienamente le tue considerazioni sul tessuto sociale ammaliato da Berlusconi e anche sul girotondino Moretti. Però ho qualche appunto da farti: 1) tutto quello che costituisce l'elettorato di Berlusconi non è che sia ammaliato dalla televisione e perciò lo voti, ma è l'immagine che lui dà attraverso i suoi giornali, televisioni, ecc. che indica la strada di come "bisogna essere", cioè: arrivisti pronti a rubacchiare per il potere, contro le tasse oppressive o l'Ici, ecc. E' questo che intendo per società mediatizzata, cioè Berlusconi attraverso i suoi mezzi mediatici ha dato questa immagine della sua impresa politica e la gente l'ha recepita dalla televisione e non solo, o quantomeno i vizi degli italiani si sono ritrovati nello stile di vita "berlusconiano" che è illegalità e populismo e che televisione e giornali hanno evidenziato ancora di più.
Questo intendo.
Per quanto riguarda il prode Moretti al prossimo messaggio mi dilungherò su di lui. ora vado un pò di corsa.

Carlo Scognamiglio said...

E continui ad essere un pò idealista: non è la condivisione di un'immagine o di un modello o di una prospettiva ad essere sostanziale. Che ne dici dei concreti provvedimenti legislativi (eliminazione del falso in bilancio, riduzione controlli fiscali, attacco ai diritti dei lavoratori, condoni a destra e a manca, sfruttamento dell'immigrazione, eliniazione tassa di successione, ecc.ecc.), o anche delle semplici proposte. Sono tutti orientati a trascinare la pancia, non l'immaginazione.

Carlo

Fabrizio "Il mercante" said...

Prima di tutto le considerazioni che fai circa le barbarie del governo berlusconi sono abbastanza scontate, chi non le condividerebbe. Poi tutto quello che dici col film c'entra poco.
Moretti ha il pregio di cercare di capire come e perchè l'Italia ad un certo punto ha dato la preferenza ad un neofita della politica, dandogli immediatamente fiducia. E il motivo sta in quello che ti ho detto e in tutta un'altra serie di motivi (legame con gli industriali e con gli altri poteri economici). La cosa importante da capire è come ha costruito Berlusconi il largo consenso che ha e continuerà ad avere. E Moretti su questo qualcosa ci dice a me sembra.

Carlo Scognamiglio said...

io dico che solo questione di pesi: facciamo che per me il blocco economico-sociale fa il 90% del consenso berlusconiano, e l'ideologia televisiva uno scarso 10%. Tu inverti le proporzioni. Questo errore continua ad impedire alla sinistra a rovesciare il berlusconismo.
Che c'entra il film di Moretti con tutto questo? Ma semplicemente il film è un film politico, rivolto direttamente alla sinistra, cercando di persuaderla di idee che, a mio modesto avviso, sono un abbaglio. Esse derivano dall'abbandono di Moretti e di altri intellettuali di sinistra, di non ragionare più con le categorie giuste.
L'errore della sinistra istituzionale è esattamente il contrario della capacità di Berlus.: non sa più ricomporre il suo blocco sociale, e cerca di costituirne uno in tutto simile a quello del centrodestra (infatti vince dopo aver acchiappato Confindustria e Corriere della Sera, e al sud anche qualche altra cosetta...)

Carlo

Fabrizio "Il mercante" said...

Prima di tutto dovresti spiegarmi che vuol dire che il blocco economico-sociale fa il 90%. E poi ribadisco quello che inverte le proporzioni forse sei tu e ti spiego perchè. Visto che Berlusconi è stato votato da circa 20 milioni di anime pie, ciò vuol dire che l'hanno votato operai, gente comune, impiegati, dipendenti e poi anche imprenditori e baroni vari. Questo significa che il ruolo mediatico dei suoi giornali e delle sue televisioni è stato molto incisivo, non saprei quantificare quanto, ma abbastanza. E' lui che dagli anni '80 in poi ha formato i valori culturali con cui è cresciuta una generazione, inculcandoci modelli di vita, di uomo, di donna, che ha esaltato con la sua politica arrivista. Il suo messaggio subliminale non lo si può non prendere in considerazione così poco.
Contando questo fatto, le tue considerazioni sul ruolo ormai fallito di intellettuale di Moretti mi trovano abbastanza d'accordo, ma il problema della sinistra oltre ad essere stata l'incapacità di ricomporre il proprio blocco sociale, è stata quella di non essere riuscita a comprendere (e a combattere adeguatamente) il messaggio populista di Berlusconi, e questo Moretti in parte lo fa vedere.
Sono stati solo capaci di sputargli accuse giudiziarie, mostrando la loro faccia priva di contenuti politici.